Od ogni partenza corrisponde un motivo: potrei richiamare motti sulla mente e sul corpo, preferisco appellarmi alla verità. Stefano mi ha ripreso e intimato ad assolvere i miei doveri, pena l'ennesima sconfitta "cavalcavia".
"suggestioni" un contenuto immediato in grado di evocare l'urgenza del comunicare, a cominciare dagli oggetti che quotidianamente sono tenuto a manipolare: i libri. Contenitori di esperienze utili a chi li vuole ascoltare e in taluni casi, pochi, aggiungerli al proprio bagaglio. Preciso inoltre che soffro di una genetica dislessia nel linguaggio e soprattutto nell'uso delle parole, vi consiglio quindi quando vedrete queste note di sentirle più che leggerle: a vedere, annusare e prendere quanto vi possa essere utile e trascurare errori, omissioni e difetti. Mi ispiro ai "non finiti" di Michelangelo, non ai formalismi dei pedanti.
Prova zero: due piccole opere dedicate alla corsa. "L'arte di correre", di Murakami Haruki. Scrittore giapponese con lunghi soggiorni italiani e peregrinazioni nel resto del Mondo. Autore prolifero, di successo con alcune opere degne di essere lette, Dance., Wood. Nell'arte di correre il ns racconta quanto la corsa sia parte essenziale del proprio vivere. Una quotidianità ripetuta, come il mangiare, il comunicare, il lavorare, ecc. Correre come forma di equilibrio della mente, come strumento di indagine, di conoscenza di quanto ci circonda e di indagine del territorio che viviamo. Pure la competizione diviene naturale, con mete che cambiano con l'età, senza dileguarsi nella rinuncia, ricorrendo al noioso e falso alibi del "non ho più l'età". Non un grande libro, ma una onesta confessione.
Jean Echenoz, Correre. Si narra la leggenda un mito: Emil Zatopek. Runner incredibile, vincitore di tutte le distanze del fondo. olimpionico inarrivabile. Eppure la sua leggenda si stempera nella vicenda di un uomo vissuto nelle intemperie del Novecento dei perdenti, degli sconfitti dalla storia. Dal racconto emerge una figura umana limpida e dura quanto gli scarponi che utilizzava per gli allenamenti. "non ho più la stessa volontà di vincere, corro solo per il piacere di correre", metafora dell'essersi liberato dagli imperativi imposti e subiti in favore della serenità interiore. Consigliato a tutti coloro che sono intenti a cercare più che a trovare.
qui mi fermo, nella speranza di avere chetato il drago.
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Od ogni partenza corrisponde un motivo: potrei richiamare motti sulla mente e sul corpo, preferisco appellarmi alla verità. Stefano mi ha ripreso e intimato ad assolvere i miei doveri, pena l'ennesima sconfitta "cavalcavia".
"suggestioni" un contenuto immediato in grado di evocare l'urgenza del comunicare, a cominciare dagli oggetti che quotidianamente sono tenuto a manipolare: i libri. Contenitori di esperienze utili a chi li vuole ascoltare e in taluni casi, pochi, aggiungerli al proprio bagaglio. Preciso inoltre che soffro di una genetica dislessia nel linguaggio e soprattutto nell'uso delle parole, vi consiglio quindi quando vedrete queste note di sentirle più che leggerle: a vedere, annusare e prendere quanto vi possa essere utile e trascurare errori, omissioni e difetti. Mi ispiro ai "non finiti" di Michelangelo, non ai formalismi dei pedanti.
Prova zero: due piccole opere dedicate alla corsa. "L'arte di correre", di Murakami Haruki. Scrittore giapponese con lunghi soggiorni italiani e peregrinazioni nel resto del Mondo. Autore prolifero, di successo con alcune opere degne di essere lette, Dance., Wood. Nell'arte di correre il ns racconta quanto la corsa sia parte essenziale del proprio vivere. Una quotidianità ripetuta, come il mangiare, il comunicare, il lavorare, ecc. Correre come forma di equilibrio della mente, come strumento di indagine, di conoscenza di quanto ci circonda e di indagine del territorio che viviamo. Pure la competizione diviene naturale, con mete che cambiano con l'età, senza dileguarsi nella rinuncia, ricorrendo al noioso e falso alibi del "non ho più l'età". Non un grande libro, ma una onesta confessione.
Jean Echenoz, Correre. Si narra la leggenda un mito: Emil Zatopek. Runner incredibile, vincitore di tutte le distanze del fondo. olimpionico inarrivabile. Eppure la sua leggenda si stempera nella vicenda di un uomo vissuto nelle intemperie del Novecento dei perdenti, degli sconfitti dalla storia. Dal racconto emerge una figura umana limpida e dura quanto gli scarponi che utilizzava per gli allenamenti. "non ho più la stessa volontà di vincere, corro solo per il piacere di correre", metafora dell'essersi liberato dagli imperativi imposti e subiti in favore della serenità interiore. Consigliato a tutti coloro che sono intenti a cercare più che a trovare.
qui mi fermo, nella speranza di avere chetato il drago.